Carnevale e le sue maschere italiane
Il Carnevale è il periodo di festa tra l'Epifania e il digiuno quaresimale nei paesi a tradizione cattolica. Ovvero il significato di Carnevale è "carne levare"....cioè "togliere la carne", 40 giorni dove si digiunava per prepararsi alla Pasqua. (ricordano, nel numero, quelli del digiuno di Gesù nel deserto).
Si conclude il giorno di martedì grasso, che precede il mercoledì delle ceneri, primo giorno di quaresima.
L'inizio del Carnevale varia da paese a paese, ma generalmente viene festeggiato nelle due settimane che precedono le ceneri.
Le maschere di Carnevale nascono da un teatro buffonesco nel quale si cerca di sottolineare e di mettere in evidenza le debolezze e i difetti degli uomini.
Zanni: la prima figura comica scaturita dalla commedia dell’arte è lo Zanni, ovvero il contadino ignorante e un po’ rozzo. Con il tempo lo Zanni si è distinto in “servo furbo”, o primo zanni e in “servo sciocco” o secondo Zanni. Da qui sono nate maschere più celebri come quella di Brighella e Arlecchino.
Ancora oggi il Carnevale rappresenta un'occasione di divertimento e si esprime attraverso il travestimento, le sfilate mascherate, le feste.
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Colombina. Appare già nel 1530 nella commedia dell'arte. Nata a Siena. Amante di Arlecchino: svolgeva la parte di servetta vivace, civetta e furbissima. Talvolta è bugiarda ma sempre a fin di bene. Veste un corpetto e un'ampia gonna a balze e ha un grembiule provvisto di tasche in cui infilare i biglietti d'amore. Sulla testa ha una "crestina", il fazzoletto tipico delle cameriere, fermato da un nastro.
Arlecchino. Nell'alto medioevo Harlequin era una maschera paurosa e diabolica. Alla fine del '500 venne raffinato facendolo furbo e intelligente, mutando nel linguaggio la volgarità in astuzia. Dalla Francia passò in Italia con molta fortuna. Nel '700 Goldoni lo introdusse nella commedia letteraria. Nasce in uno dei quartieri più poveri di Bergamo ed è tra le maschere più conosciute. Si trova sempre in mezzo ai guai nmentre è alla disperata ricerca di cibo.
Abito: a pezze multicolore, maschera nera, attacati alla cintura ha il "batocio"... un bastone che serviva per girare la polenta nel paiolo e che invece lui usa per le zuffe. E la "scarsella" .... una piccola borsa dentro la quale tiene il pane.
Ebbe particolare fortuna nel '700, durante l'800 la sua figura decadde per essere ripresa durante il teatro dei burattini, come protagonista di farse e di commedia per fanciulli.
Nel Novecento nuovi interpreti hanno ridato vita alla vecchia maschera con studio profondo delle sue radici storiche ma anche con uno spirito critico e una moderna sensibilità.
Gianduja. Si tratta della maschera piemontese più famosa, nata per opera del burattinaio Gian Battista Sales nel 1798. Gianduia era un contadino di animo buono e generoso ma anche furbo e astuto, amante della buona tavola e del vino. Il suo nome originario era Gioan d'la douja che fu presto abbreviato con Gianduja. Gianduia rappresenta la gioia e la festa per l'intero Piemonte.
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Pulcinella. Protagonista della scena napoletana della Commedia dell'Arte. Famosa non solo in Italia ma anche in Francia, Spagna e Germania. La sua creazione si deve, molto probabilmente, a Silvio Fiorillo da Capu che lo interpretò sul palcoscenico. Furbo e pigro, la sua maggiore occupazione è mangiare, si adatta a tutto e finisce sempre per combinare guai e farsi bastonare. Il suo ruolo spesso cambia: servo, capitano, vecchio o falegname; qualsiasi sia il mestiere, il suo ideale è il dolce far niente.
Camicia bianca con lunghe maniche che coprono le mani e un cinturone nero alla vita che mette in evidenza il pancione. I pantaloni sono molto ampi e morbidi, la maschera è nera con un grande naso aquilino.
Stenterello. Nel 1793 a Firenze nasceva la maschera di Stenterello, per mano dell'orologiaio Luigi Del Buono. Creato per impersonare la gioia e lo spirito fiorentino, generoso con i poveri, acuto e scaltro, la sua saggezza è unita all'ottimismo. Indossa una giacca blu, panciotto con puntini verdi e pantaloni neri e corti. La nota caratteristica del suo abbigliamento sono le calze: una rossa, l'altra a strisce. In testa ha sempre il cappello e parrucca con codino.
Meneghino. Il suo luogo di nascita è Milano e rappresenta il contadino semplice e un po' rozzo. L'abbigliamento è caratterizzato dalle calze a strisce bianche e verdi, una casacca sempre con orli verdi, pantaloni marroni e tricorno. Il carattere è semplice e buono, non è istruito ma sicuramente furbo e pieno di buon senso.
Pantalone. E' una delle più antiche maschere veneziane, mercante dapprima dipinto vecchio, avido e tirchio, poi è trasformato nel saggio e buon padre di famiglia. Non abbandona mai la borsa con i suoi averi. Veste in velluto o stoffa rossa, con calze rosse.Il cappello è nero soffice senza tesa. Indossa una sopravveste nera, ampia con maniche molto larghe, delle ciabatte senza tacco, con punte rivolte verso l'alto come si unsa in Oriente. la sua maschera ha il naso a uncino e una barbetta.
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Brighella. Nella commedia dell'arte veniva identificato come lo "zanni". Nel 1650-51 era assai apprezzata nelle parti di Parma e di Modena e contemporaneamente anche in Francia. Brighella è un tipo di servo avventuriero munito di coltello e pronto a qualsiasi azione e intrighi, il che ha dato origine al suo nome. E' di Bergamo come Arlecchino: è vestito di bianco con galloni verdi. Sa suonare e cantare tanto che è chiamato pure "Flautino". Goldoni lo ha introdotto tra le sue maschere trasformandolo talora in servo affettuoso e disincantato. Ha una maschera a mezzo volto che può essere verde, bordeaux o nera. I fori sono molto ampi, per permettere di cogliere il suo sguardo malizioso.
Balanzone. E' uno dei due vecchi dalla commedia dell'arte e appare già nella commedia cinquecentesca. Nella commedia dell'arte prende il nome di Graziano di Baolardo o Balanzone (da balle = frottole che raccontava). E' più spesso dottore in giurisprudenza che non in medicina, parla il dialetto bolognese. Ha sempre la testa fra le nuvole. Indossa un abito nero con polsini bianchi, sulle spalle la toga con collare bianco all spagnola, cappello nero a grandi falde; porta sotto il braccio libri voluminosi e polverosi. La maschera è nera e copre soltanto la fronte e il naso e porta gli occhiali.
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Rugantino. Rugantino è una maschera che impersona il popolano romano, sconclusionato e attaccabrighe. Rappresentò il tipo di popolano violento ma generoso, vero e proprio antenato del moderno bullo di periferia sempre pronto a sbeffeggiare il potere costituito e a difendere coloro che la miseria finisce col porre fuori legge. Il suo nome deriva dal verbo dialettale romanesco "rugà", che significa comportarsi con arroganza.
carinissime le maschere
RispondiEliminaGrazie anche a te!Concordo con OrangeTwitter
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