Farehyma guardò impotente la scia di polvere lucente, in cui il suo amato si era trasformato, snodarsi fra i frammenti di perle e fu allora che i suoi occhi versarono un liquido luminescente che scendendo lungo le guance si riunì sotto al mento formando un’unica grande goccia perfettamente sferica che il gelo del suo cuore cristallizzò formando la perla che Diego aveva tenuto fra le mani. Da quel giorno il tempo divenne nemico dell’uomo e per sancire il suo impietoso scorrere ed a memoria del sacrificio del principe Hyramot , affinché nessun essere umano potesse essere padrone del tempo, il giorno fu lucente e caldo come gli occhi inondati di lacrime della bella Farehyma e la notte, rischiarata solo dalle stelle e dalla luna, fu scura e fredda come l’animo malvagio dell’uomo che aveva distrutto per sempre l’armonia del tempo. Ogni giorno l’inseguirsi del giorno e della notte avrebbe dovuto ricordare agli uomini che tutto ha un inizio ed una fine e che il tempo, impietosamente, avrebbe segnato il suo scorrere sulla loro pelle fino a trasformarla in polvere.
Diego aveva ascoltato il racconto rapito, forse addirittura trattenendo il respiro. Alla fine la vecchia lo fissò con sguardo strano, come se avesse voluto leggergli nell’anima, e forse lo stava facendo.
- E' una bella leggenda ... Ma non vedo cosa c'entri con il prezzo della perla che volete vendermi -
Disse Diego cercando di scacciare un vago senso di disagio e d’inquietudine.
- Non è una leggenda è verità … L’uomo malvagio aveva un nome si chiamava Goras Diemar e da lui è discesa la razza che popola il mondo come noi lo conosciamo … In quel triste giorno anche lui non ebbe buona sorte. Il dolore della principessa lo trasformò in una statua di cristallo ed il suo urlo straziante lo frantumò in venti frammenti che si piantarono nelle profondità della terra infettandola del suo veleno … - Diego iniziava a sentirsi strano come se sotto la sua pelle vibrasse qualcosa d’indefinito che lo faceva tremare - … Ogni cento anni uno di quei frammenti si pianta nel cuore di un bambino prescelto che nasce con il marchio di quella colpa e che deve espiarla compiendo opere meritevoli dettate dall’amore. Sono trascorsi duemila anni ed è in questo secolo che l’ultimo frammento ha trovato l’ultimo cuore -
La vecchia prese un foglio che era sul tavolino in mezzo a loro e con un lapis vi scrisse il nome dell’uomo malvagio. Sotto gli occhi esterrefatti di Diego le eleganti lettere vergate con mano sicura si mossero spostandosi sulla carta come se fossero state pedine di un gioco da tavolo ed andarono a comporre un nome: Diego Marras. Diego si alzò di scatto rovesciando la sedia su cui era stato seduto fino a poco prima. Guardò con occhi sbarrati prima il foglio e poi la vecchia, sentiva il cuore battere furiosamente e dolergli nel punto dove, adesso ne era certo, era conficcata l’ultima scheggia di cristallo.
- Non puoi sfuggire al tuo destino … la tua discendenza t’impone di porre rimedio al male che compì il tuo avo ….
Diego si rese all’improvviso conto del motivo della sua ossessione per le perle, della sua ricerca affannosa dell’unicità … In realtà aveva passato la sua vita alla ricerca di quell’unica perla. Fissò la sfera che adesso sembrava pulsare furiosamente in sincrono con il suo cuore impazzito.
- Libera le lacrime della principessa, lascia che il suo dolore si sciolga scorrendo al ritmo del tempo e che possa riunirsi al suo amato nell'indefinito confine che unisce il giorno alla notte -
Diego guardò fuori dalla finestra e si rese conto che era già quasi il crepuscolo. La vecchia era entrata in casa sua di mattina, possibile che il suo racconto fosse durato per tutto il giorno? Oppure il tempo aveva accelerato il suo corso come un fiume in piena? Nella mano della vecchia apparve una rosa formata da petali di cristallo, il suo colore era di un rosso acceso, come il sangue. Diego vide che mancava un petalo al centro. Le mani ossute della vecchia deposero il fiore sul tavolino poi indicò la perla che giaceva nel suo scrigno.
- Adesso tocca a te -
Diego, guidato da una forza a lui sconosciuta, prese la perla e l’avvicinò al centro del fiore di cristallo. In quel momento un dolore lacerante gli spaccò il cuore, nelle sue orecchie echeggiò l’urlo straziante della principessa Farehyma, la vista gli si appannò e sentì il gelo dello spazio siderale avvolgerlo come un sudario. Come se avesse lacerato la carne, brillante del suo sangue caldo, un frammento di cristallo apparve davanti agli occhi di Diego e con lentezza esasperante si posizionò sul fiore di cristallo completando la composizione. Solo allora le dita tremanti di Diego riuscirono a deporre la perla al centro della corolla della rosa. La stanza iniziò a vorticare fino a dissolversi. Diego si ritrovò sospeso nel vuoto di una volta stellata. Davanti ai suoi occhi doloranti la vecchia perse le sue misere sembianza per acquistare la bellezza eterna della principessa Farehyma. La falce madreperlacea della luna illuminò per un attimo gli occhi della principessa, erano colmi di lacrime che staccandosi dalla sua pelle candida e luminosa si diressero verso di lui bagnandolo con il loro tepore latteo. Per un attimo la notte cessò di esistere e finalmente la principessa Farehyma ed il principe Hyramot poterono sfiorarsi di nuovo. Diego ed il principe erano una cosa sola ed il loro cuore batteva all’unisono solo per lei. Duemila anni prima non si erano potuti salutare, non avevano potuto dichiararsi il loro amore eterno, non si erano potuti scambiare l’ultimo bacio. Adesso, che il tempo si era magicamente riavvolto, dopo duemila anni di dolore senza pace, Farehyma e Hyramot potevano unirsi per rimanere uniti in eterno in quel frammento di tempo che unisce il giorno alla notte e la notte al giorno.
Ci fu come una deflagrazione. Diego si sentì risucchiare in una spirale che lo precipitò in un girotondo senza fine, davanti ai suoi occhi vide lo scorrere del tempo, un fiume placido che nasceva da una montagna tra cielo e terra ed a lei tornava per nascere di nuovo. Fu una visione nitida e fugace allo stesso tempo e quando tentò di vederla più chiaramente, scomparve lasciandolo stordito e frastornato al centro della stanza in mezzo alla sua collezione di perle. La vecchia era scomparsa ed al suo posto c’era una collana di perle raccolta al centro dello scrigno che aveva contenuto le lacrime di Farehyma. Diego prese lo scrigno e lo chiuse con cura. Con passo deciso si diresse verso la vetrina centrale e ve lo depose dentro. Fuori il buio della notte stava cedendo il passo al chiarore dell’alba. Diego guardò quel cielo di un colore indefinibile sapendo che quello era il colore dell’amore. Sorrise sentendo sulle dita ancora il fragile tocco delle dita diafane di Farehyma. Dopo duemila anni ad un umano era stato concesso il potere di custodire il segreto del tempo. Rinchiuso nel suo castello di perle celato tra cielo e terra Diego sapeva che per l’eternità avrebbe assistito al miracolo dell’amore che si sarebbe rinnovato ogni giorno. Quello era il segreto del tempo.

FINE




Commenti

  1. E' sempre emozionante rileggerlo Silvia ancora complimenti.

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  2. Ora ci siamo tutte, non c'è modo migliore per festeggiare il natale che riunirci almeno qui!

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