Parole...Primo Levi


In questo nostro viaggio tra le parole abbiamo siamo entrati in punta di piedi nelle vita di diversi autori.
Abbiamo visto come la loro vita, la ricerca della felicità, il bisogno di affermazione morale, i sentimenti, i grandi amori o le pulsioni politiche abbiano poi influito nel loro poetare o siano rimarcati dagli argomenti che essi hanno successivamente trattato nelle loro opere.
Oggi vorrei presentarvi l'autore che ha senza dubbio segnato indelebilmente la mia strada verso l'amore per la letteratura:


Primo Levi




Mi è impossibile parlare di Primo Levi senza narrarvi la sua storia personale, perché la sua vita è stata costantemente e totalmente segnata dall'essere nato in una famiglia ebrea.
Primo Levi è nato a Torino il 31 luglio 1919 da una famiglia di origini ebraiche, l'infanzia fu sicuramente  turbata dalla notevole differenza di età con il padre che gli fece vivere con quest'ultimo continui piccoli conflitti.
Nel '37 si diplomò al liceo classico e si iscrisse al corso di laurea in chimica ma nel novembre del 1938 entrarono in vigore in Italia le leggi razziali e con esse il divieto in buona sostanza di  frequentare l'università agli ebrei. Tuttavia chi aveva già intrapreso il corso di studi poteva portarlo a termine e così fu per Levi che si laureò con lode in chimica nel 1941.
Subito dopo il padre venne a mancare, trovare un impiego era in quegli anni difficile, soprattutto per chi era ebreo. Levi trovò prima un lavoro in una cava dove si occupava di estrarre tracce di nichel dall'amianto, da qui il nome di una sua opera "Nichel"scritta successivamente, di questi anni sono due racconti pubblicati successivamente nella raccolta "Il sistema periodico".
Successivamente si trasferì a Milano dove lavorò in una fabbrica di medicinali. E' del 1943 il suo arresto  da parte della milizia fascista, Levi infatti mesi prima aveva aderito ad un nucleo partigiano stanziato in Val d'Aosta. Dopo l'arresto fu trasferito nel campo di transito di Fossoli insieme al suo Generale Luigi Casaburi presso Carpi, in provincia di Modena.
Il destino degli ebrei era ormai segnato, dopo le leggi razziali gli ebrei erano stati non solo esclusi dalle università ma dalle scuole, dall'esercizio della professione e ogni diritto di proprietà era stato limitato.
Per loro ormai c'erano città ghetto dove venivano rinchiusi, come se fossero portatori di chissà quale strana e terribile malattia.
Il 22 febbraio 1944, Levi con altri 650 ebrei venne stipato su un treno merci e tradotto al campo di concentramento di Auschwitz in Polonia. Levi, registrato con il numero 174.517 fu trasferito al campo di Buna-Monowitz, allora conosciuto come Auschwitz III, dove rimase fino alla liberazione da parte dell'Armata Rossa,  il 27 gennaio 1945. Di quei 650 sfortunati compagni di viaggio solo altri 19 assieme a Levi ritrovarono la libertà.



Questo segno la sua vita, inevitabilmente. Sapeva che a farlo sopravvivere era stata non tanto la sua migliore condizione fisica rispetto ad altri, al contrario, era di costituzione gracile e aveva spesso passato periodi nel Lager in infermeria, lo aiutarono le circostanze, spesso fortuite e lo aiutò la chimica.
Difatti Levi nel campo della Buma, soprattutto nell'ultimo periodo, fu uno tra i pochi fortunati che vennero scelti per lavorare nel laboratorio del campo, lì infatti, tra le altre cose, si estraeva la gomma.
Per avere questo "lavoro in laboratorio" Levi aveva dovuto superare un esame in lingua tedesca, era stato difficile e da uomo ridotto a larva, ombra di se stesso, sedersi di fronte ad una commissione, con la testa rasata e il numero tatuato era stato devastante. Ma esservi riuscito aveva significato non dover lavorare fuori, con i compagni, al freddo e al gelo e questo gli aveva salvato al vita.
La sera rientrava come tutti nella sua baracca nel campo, riceveva la solita scodella di brodaglia  liquida con qualche pezzo di verdura sul fondo e dormiva nello stesso tavolaccio diviso con il compagno di quel giorno.
Quindi la chimica, le circostanze e l'aiuto di un civile che gli si era affezionato e gli portava spesso un poco di cibo gli avevano permesso di vivere, circostanze fortunate, Levi lo sapevo e una volta libero dedicò la sua vita a far conoscere al mondo  l'orrore vissuto dal popolo ebraico, l'orrore dei campi di concentramento.
Levi fu trovato morto l'11 Aprile 1987 ai piedi delle sue scale,  molti ipotizzarono un suicidio dietro la sua morte.

Vi propongo ora alcuni stralci dei suoi scritti, iniziando dalla poesia che apre il libro " Se questo è un uomo" nel quale Levi racconta gli anni della prigionia in Lager.


"Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:

Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.

Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.

Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.

O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi."

"Ci toglieranno anche il nome: e se vorremo conservarlo, dovremo trovare in noi la forza di farlo, di fare sì che dietro al nome, qualcosa ancora di noi, di noi quali eravamo, rimanga" 

"Perché se non c'è sole, un prato è come se non fosse verde."

"Tutti coloro che dimenticano il loro passato, sono condannati a riviverlo."
"Meglio astenersi dal governare il destino degli altri, dal momento che è già difficile ed incerto pilotare il proprio."

"Il ricordo di un trauma, patito o inflitto, è esso stesso traumatico, perché richiamarlo duole o almeno disturba: chi è stato ferito tende a rimuovere il ricordo per non rinnovare il dolore; chi ha ferito ricaccia il ricordo nel profondo, per liberarsene, per alleggerire il suo senso di colpa."
Da "I sommersi e i salvati"

Indubbiamente Primo Levi  con la sua poetica apre un'ampia discussione sugli orrori causati della persecuzione degli ebrei, ma soprattutto sottolinea, dandoci il modo di riflettere, la presunzione dell'uomo, la cattiveria, l'estremismo di certi credo politici che esasperati  hanno portato a catastrofi inaudite.
Uno spunto per riflettere e fermaci anche se per una manciata di istanti a pensare a ciò che venne inflitto a uomini senza colpa e ai più piccoli dolori, ma pur sempre dolori, che spesso senza accorgercene, causiamo quotidianamente per presunzione o ignoranza.
Alle prossime Parole...




Commenti

  1. Mi è piaciuto davvero molto il poeta di oggi! ^_^

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  2. Servizi tutti molto belli,complimenti ragazze..e visto che sono vostra coetanea mi piacerebbe conoscervi ;) MiriamGirl

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