Frelance Pearl: lightlove_00

La rubrica Freelance Pearl ha oggi il piacere di ospitare 
che gentilmente ci ha inviato un suo racconto


Pirati moderni

Mi chiamo Jenny, vivo sull’Isola D’Elba e sono una quindicenne come tante. Stamattina avevo deciso di andare al mare con i miei amici. Arriviamo, poggiamo le borse e ci tuffiamo. Al contrario di loro, che amano rilassarsi e schizzarsi nell’acqua bassa, a me piace nuotare, da sola, allontanarmi in mare aperto. Non ho paura di affogare, della profondità, delle meduse o altro come alcune persone. Cominciai a nuotare, distanziandomi sempre di più dalla riva. Quando la costa scomparve ormai dalla mia vista, mi stesi a pancia in su e rimasi alcuni minuti così. Il mare era piatto come l’olio, ed era una sensazione meravigliosa e quasi magica. Feci una capriola, divertita, ridendo sott’acqua, mi girai e ricominciai a nuotare nella direzione da cui ero arrivata. Fu allora che la vidi. Una nave in lontananza si stagliava contro il sole di mezzogiorno. Si avvicinava sempre di più, e sembrava che stesse venendo proprio verso di me… “Ma dai, non può nemmeno vedermi da laggiù! Oppure mi ha scambiata per un naufrago?” mi dissi. Ero incuriosita e cominciai anch’io a nuotare verso di lei. Ora i dettagli ne erano distinti e…capii che si trattava di uno yacht, di quelli ultra lussuosi, bianchi, che costano un occhio della testa. Qui sull’isola se ne vedono molti. Quando fummo praticamente una di fronte all’altra, un gommone celeste sbucò da uno sportello nascosto, con a bordo tre uomini. La piccola imbarcazione mi si avvicinò. “Hey, guardate che abbiamo pescato!” rise quello spilungone e ossuto. Ero sempre più incuriosita, ma anche un po’ spaventata, così chiesi con voce tremante ma stupita: “Mi cercavate!?”.

“No, veramente.” Mi rispose quello di colore.

“E allora perché state dicendo di avermi pescato?”

“EhEh, povera piccola, non si dev’essere documentata. Siamo pirati, ragazzina.” Rise.

“Cooosa!? Guardate che i pirati esistono solo nei film Disney.”

“Già, quelli con la gamba di legno, l’uncino e la benda sull’occhio. Ma noi non siamo come loro. Forse abbiamo preso una cieca, ragazzi.” Altra risata.

“Ci vedo benissimo e di sicuro meglio di te. E in ogni caso, cosa volete?” avevo davvero paura ma cercavo di mascherarlo.

“Ma sei proprio tonta!” sbuffò l’ultimo, quello con gli occhiali da sole tondi senza una lente.

“Già, sono tonta, quindi perché non mi lasciate…” tentai di dissuaderli, perché un intuizione cominciava a formarsi nella mia testa. Ma non mi fecero finire.

“Siamo ricattatori, diamine! Chiederemo un riscatto ai tuoi e ti ridaremo. Altrimenti farai una brutta fine.”

I miei sospetti erano fondati. Tentai di fuggire nuotando, ma il gommone mi raggiunse e l’uomo alto e magro, che dimostrava un’incredibile forza, mi issò a bordo. In pochi secondi mi ritrovai legata mani e piedi con delle corde da marinaio. “Il capo sarà contento” ghignò soddisfatto il negretto. Ritirarono la barca e mi portarono in braccio fino ad una cabina sottocoperta dove mi gettarono bruscamente. “Andiamo a chiamare il capo” spiegò sbrigativo l’occhialuto. Accese una malandata lampadina che pendeva dal soffitto della stanzetta e chiuse la porta. Sentii la chiave girare nella toppa.

Ed è così che adesso sono rinchiusa qui da chissà quanto tempo. Ho trovato un pezzetto di vetro con cui mi sono tagliata le corde e ho iniziato ad esplorare il luogo con la fioca luce. “Meno male che c’è l’ossigeno” ho pensato guardando il piccolo oblò aperto, in alto, con delle grate di ferro. Peccato che non abbia niente per segarle. Perché se no, con tutti quegli scatoloni che ci sono, salire e scappare sarebbe stato uno scherzo. Comunque sembrerebbe una specie di magazzino. Incuriosita apro una scatola verde chiaro…è pieno di conchiglie! Di tutte le forme, colori e dimensioni possibili. Sono bellissime. Che ci fanno su una barca di vigliacchi illegali? Una conchiglia molto grande, rosso acceso, è ancora semichiusa. Ma non faccio fatica ad aprirla…c’è una perla al suo interno! Meravigliosa, perfettamente sferica, grande quanto l’unghia del mio mignolo con sfumature rosee e verde madreperlato. Mai vista una perla così. Decido di nasconderla nel costume che porto, perché è il modello a pantaloncino ed è pieno di tasche. Apro un’altra confezione. Dentro ci sono VESTITI DA SIGNORA! Colorati, eleganti, professionali, ricoperti di strass oppure con l’orlo di pizzo. Rimango incantata. La moda è sempre stata il mio punto debole. Passo tempo a provarmeli tutti. E’ strano che questo capo non sia ancora arrivato. Dentro la scatola trovo anche uno specchietto…e quando indosso quell’abito rimango incantata da me stessa. Non avrei mai immaginato che quel vestito mi avrebbe resa così bella. Tutto nero, senza spalline, con la gonna corta, svolazzante, con dei fiocchi di pizzo grigio tutt’intorno all’orlo. Sono ancora a rimirarmi esterrefatta, tentando di pettinarmi con una conchiglia zigrinata i miei capelli arruffati e rossicci, e proprio in quel momento qualcuno spalanca la porta dicendo: “Il capo è ARRIVATO.” Era il tipo che primo portava gli occhiali, ma adesso se li era tolti e…scopro che è bellissimo. Ha i capelli biondi con il ciuffo davanti sparato all’insù, gli occhi azzurro chiarissimo, la pelle un po’ abbronzata e un sorriso che fa sciogliere. Anche lui deve essere stupito, perché cerca di darsi un contegno: “E-e tu dove l’-l’hai preso quello!? E c-come hai fatto a slegarti!?”.

“Oh, ho trovato un vetro con cui mi sono tagliata le corde…sono andata in esplorazione…ho trovato questo…e delle conchiglie…e…” anch’io faccio fatica a parlare. “Oh, bè, comunque, perché mi dovete portare dal capo?”

“Perchè deciderà il prezzo del riscatto…comunque mi chiamo Giacomo”. Mi si avvicina di scatto e mi da un bacio! Un bacio caldo, spensierato, che io ricambio un po’ titubante… “sei bellissima”. Mi dice.

“Oh, bè, anche tu…” rispondo incantata.

“Non posso darti in riscatto.” Concluse lui risoluto. “Prenderemo il gommone e fuggiremo. Seguimi, non avere paura, tutti gli altri sono nella sala di comando. Non ci vedranno.” Mi tira per mano, usciamo e cominciamo ad avvicinarci al ripostiglio dove è tenuto il gommone. Apre la porta e mi fa salire. Accende e…tira fuori una specie di mini-sciabola, con cui fora un fianco dello yacht. “Affonderà e nessuno saprà MAI di loro.” Mi spiega con un sorriso. Io o bacio di nuovo, di gratitudine. Partiamo. Il gommone si allontana veloce mentre io guardo terrorizzata lo yacht che affonda con gli uomini a bordo. Dopo pochi minuti arriviamo sulla costa dell’isola. “A casa!” penso trionfante. Ma cosa avrei dovuto spiegare ai miei amici? Certo, potevo dire che ero stata in acqua un po’ più a lungo, ma Giacomo!?...non faccio in tempo a pensarlo che ci ritroviamo sulla nostra spiaggetta. I miei amici mi accolgono e lanciano occhiate sospettose al mio salvatore. “Scusate sono stata in acqua più a lungo perché…perché…ho incontrato lui che come me ama nuotare al largo. Abbiamo chiacchierato ed è una persona meravigliosa.” Tutti allora accolgono Giacomo con un sorriso. Lo prendo un attimo da parte. “Ma come farai tu senza casa?”. “Andrò a vivere dai miei come tutti i ragazzi. Sono scomparso solo due settimane, dirò che sono stato a un campo estivo e mi ero dimenticato di dirglielo.”

“Ci rivedremo?”

“Sempre. Ecco il mio numero”. E me lo detta.

“Sentiamoci presto. Ecco un regalo di ringraziamento.” E gli do la piccola perla.

“E’ bellissima…ma è tua?” mi dice ammirato.

“L’ho trovata sulla nave. Ora devo andare dai miei amici. Ti chiamo dopo.” Gli do un bacio, lungo, caldo, e poi scappo via ridendo e torno dai miei amici.

Da quel giorno, ci siamo messi insieme e…vissero per sempre felici e contenti!


Ringraziamo lightlove_00 e attendiamo altre di voi

Commenti

  1. è una storia meravigliosa, complimenti!

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  2. che cariino questo racconto :) tanta dolcezza prima di correre a nanna, la storia d'amore perfetta
    complimenti a lightlove_00

    RispondiElimina

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