LA CENTESIMA MOGLIE

LA CENTESIMA MOGLIE


C’era una volta, in un paese ai confini del mondo, in un tempo sconosciuto, un potente signore malvagio. 
Molti sono i racconti sulla sua crudeltà e per secoli i bambini si sono addormentati con la paura che nel buio si nascondessero i suoi spietati sicari. Gli uomini ne parlavano attorno al fuoco e le donne ne bisbigliavano il nome mentre filavano e tessevano. 
Era il tempo di Khandaalar Signore dei feudi e dei suoi feroci assassini, i kyro. 
La nostra storia narra di quei tempi lontani e di come il male fu sconfitto da qualcosa di molto, molto potente: l’amore. 
Khandaalar viveva in un palazzo immenso e fortificato ai piedi delle Montagne Blu. Possedeva tutto ciò che si poteva possedere, comandava tutto ciò che si poteva comandare e tutti si piegavano al suo volere. Tutti tranne la bella Maimee. La giovane fanciulla era la figlia di uno dei tanti dignitari che vivevano a palazzo ed era bellissima. Khandaalar aveva novantanove mogli e voleva che la bella Maimee diventasse la centesima. Ovviamente la fanciulla non era d’accordo e dopo aver supplicato in vano il padre di risparmiarle tale supplizio, decise che avrebbe fatto l’unica cosa in suo potere: barattare la sua straordinaria bellezza in cambio della libertà. 
A quei tempi girava voce che nel bosco vicino al palazzo, nell’intricata foresta Blu, vivesse un potente santone con incredibili poteri magici. Maimee decise, all’insaputa di tutti, di avventurarsi nella foresta alla ricerca di quel santone, così una bella mattina uscì dal palazzo intenzionata a non farvi più ritorno. 
Camminò per ore senza incontrare altro che animali selvatici, che fuggivano spaventati al suo passaggio, e strane piante dai fiori stupendi. Dopo tanto girovagare, stanca e delusa, si sedé su una roccia in riva ad un ruscello e pianse tutte le sue lacrime. Se non avesse trovato il santone avrebbe dovuto sposare Khandaalar, e nessun destino le parve peggiore di questo. Pianse così tanto che le sue lacrime finirono per ingrossare il ruscello, e mentre il suo cuore tremava all’idea delle imminenti nozze, un vecchio con una tunica sporca e lacera le si avvicinò 
- Perché piangi così disperatamente, bella fanciulla? - 
Maimee, tra un singhiozzo e l’altro, gli raccontò del suo triste destino e della decisione che aveva preso. 
Il vecchio la guardò stupito 
- Davvero baratteresti la tua incredibile bellezza in cambio della libertà? – 
- La mia bellezza è solo una schiavitù … Quando sfiorirà mi getterà dalla torre più alta come ha già fatto con le altre … Io voglio vivere, non morire!!! - 
Il vecchio annuì lisciandosi la lunga barba grigia 
- Ti accontenterò! - disse deciso - … Farò in modo che lui non ti desideri mai più … Ti darò la libertà che cerchi … Ma mi dovrai promettere che userai la tua libertà per donarla anche agli altri … - 
Maimee lo guardò a bocca aperta. Era dunque quello il famoso santone che aveva tanto cercato? 
L’uomo pronunciò parole misteriose ed agitò le mani tracciando strani segni nell’aria. Maimee sentì come un fuoco dentro, come se la sua pelle bruciasse, ma non ebbe paura. Lasciò che la magia si compisse e quando riaprì gli occhi il vecchio era scomparso. Titubante, ed un po’ spaventata s’inginocchiò sulla riva del ruscello e si sporse per guardare la sua immagine riflessa sull’acqua. Maimee urlò e si portò le mani al volto coprendolo. Il cuore le batteva forte e tremava tutta. Lentamente si tolse le mani dal viso e si specchiò di nuovo. Questa volta non urlò. Ciò che stava vedendo non era ciò che aveva immaginato, ma dovette ammettere che serviva a raggiungere lo scopo comunque, anzi forse meglio. 
Si alzò, sentendo nel suo corpo una forza sconosciuta, che all’inizio le risultò difficile da gestire, e prese la via del ritorno. Lungo la strada si cambiò di abito, prendendone alcuni stesi ad asciugare e lasciando i suoi in cambio. Quando fu davanti all’immenso portale del palazzo si fermò. Con il suo nuovo aspetto non l’avrebbero certo lasciata entrare, ma lei doveva farlo ad ogni costo. Adesso le parole del santone le erano chiare, sapeva cosa doveva fare e l’avrebbe fatto. L’uomo le aveva dato gli strumenti per adempiere ad un compito importante: distruggere Khandaalar. 
Adesso aveva il corpo, il volto, la forza e l’abilità per combattere il suo nemico. Adesso che era stata trasformata in un uomo avrebbe avuto il coraggio e la determinazione per distruggere la fonte di potere del potente malvagio, qualunque essa fosse. 
Si avvicinò al portone ed una delle guardie le sbarrò la strada con la sua lunga lancia 
- Chi sei? … Cosa vuoi? … Non si può entrare senza l’autorizzazione del Signore Padrone!!! - 
Maimee s’inchinò rispettosamente ed iniziò il suo inganno. Si era ricordata, infatti, dei discorsi del padre sul prossimo arrivo di un nuovo maestro d’armi per il figlio di Khandaalar. 
- Sono il maestro Shongj … Sono qui per addestrare il giovane Signore nell’arte della guerra - 
La guardia consultò un elenco di nomi e, come Maimee aveva sperato, trovò quello che lei aveva appena detto. L’uomo la squadrò torvo e la fece passare. L’affidò ad un’altra guardia, che a sua volta l’affidò ad altre due che alla fine la condussero al cospetto di Khandaalar. Mainee recitò bene la sua parte, e nel farlo si divertì molto, ed alla fine il malvagio Signore l’accolse con gli onori dovuti ad un così famoso e stimato maestro d’armi. Un’altra guardia la scortò verso gli alloggi del giovane Signore e durante il tragitto notò che c’era una grande confusione e che molte delle guardie giravano per il palazzo piuttosto indaffarate. 
- Cosa è successo? - domandò preoccupata 
- E’ sparita la futura sposa di Lord Khandaalar. La stiamo cercando ovunque  - 
Maimee sentì il cuore tremarle. Se il malvagio Lord avesse scoperto la verità cosa sarebbe successo? La sua famiglia era forse in pericolo? Ricacciò indietro quei brutti pensieri. Doveva andare avanti a tutti i costi. 
Maimee sapeva che il terribile Lord aveva un figlio poco più grande di lei, ma non l’aveva mai visto. Immaginò che fosse spietato e crudele come il padre e la paura d’incontrarlo le fece tremare le ginocchia. Dopo aver percorso corridoi interminabili fu introdotta negli alloggi del giovane Lord e lasciata sola al suo cospetto. Ben presto Maimee scoprì che il figlio di Khandaalar non solo era bellissimo, ma completamente diverso dal tristemente famoso padre e da esso soggiogato e reso prigioniero. Fu amore a prima vista, ma solo per lei. Il giovane infatti aveva davanti agli occhi solo il suo maestro d’armi e non la bella Maimee. L’eroica fanciulla all’inizio rimpianse la sua scelta, ma poi si rese conto che la libertà e la felicità di un intero popolo erano molto più importanti del suo amore. Aveva deciso di sacrificarsi e l’avrebbe fatto fino in fondo ed a qualunque costo. 
Il maestro Shongj ed il giovane Anuk entrarono subito in confidenza. C’era intesa tra loro e complicità e ben presto diventarono grandi amici. Maimee soffriva per non potergli rivelare il suo amore e la verità ma la felicità di potergli stare accanto e di poter avere la sua amicizia alleviava di molto le sue sofferenze. 
Un giorno Anuk raccontò al suo maestro che il padre aveva ottenuto tutto il suo potere con la magia. Aveva catturato un potente demone del fiume e l’aveva rinchiuso in un’anfora costringendolo ad esaudire ogni suo volere in cambio della preziosa terra rossa di Magdar con cui il demone si cibava. Khandaalar l’aveva reso schiavo mettendo al suo collo una corda magica che aveva rubato con l’inganno ad un santone che viveva nella foresta Blu. Maimee capì che il santone di cui parlava il giovane era lo stesso che aveva esaudito il suo desiderio. Il giovane le disse anche che era impossibile spezzare quella corda, lui stesso ci aveva provato fallendo. Solo una potente magia avrebbe potuto spezzarla. 
Fu così che il giovane Lord assieme al suo maestro decisero di rubare l’anfora e di liberare il demone. Agirono durante la notte del “Dragone nero”, quando le forze magiche sono più deboli a causa dell’influenza negativa della luna buia. Veloci e furtivi s’intrufolarono negli alloggi di Khandaalar, dove Anuk sapeva essere l’anfora. Erano riusciti a scansare gli spietati Kyro, che di notte si aggiravano per il palazzo a protezione del Lord, usando dei passaggi segreti che Anuk aveva scoperto per caso. Il despota dormiva profondamente e la preziosa anfora era collocata accanto al suo letto su di un largo comò. I due amici avevano paura, ma erano decisi a tutto. Anuk afferrò l’anfora, ma le mani gli tremavano così tanto che alla fine il coperchio cadde a terra frantumandosi in mille pezzi. Khandaalar si svegliò di soprassalto ed il demone uscì furioso dalla sua prigione. Maimee ed Anuk erano terrorizzati, il loro piano sembrava miseramente fallito. Khandaalar urlò all’indirizzo del figlio, il quale non trovò di meglio che scagliargli addosso l’anfora, il vaso mancò il bersaglio e colpì una colonna seguendo la sorte del coperchio. Il demone urlò furibondo e si scagliò su Anuk afferrandolo per il collo. Maimee, vedendolo in pericolo, si gettò sul dorso del demone ed afferrata la corda che gli girava attorno al collo tentò invano di tagliarla con la sua spada. Anuk stava per morire e Khandaalar, invece di fermare il demone, lo incitò 
- Maledetto traditore!!! … - urlò al figlio - … Morirai per questo!!! - 
Poi si rivolse al demone 
- Uccidilo!!! … Te lo ordino!!! - 
Maimee era disperata. Il demone stava per scrollarsela di dosso ed avrebbe ucciso entrambi. Grosse lacrime di disperazione le rotolarono lungo le guance ed andarono a cadere sulla corda che imprigionava il demone. La corda iniziò a fumare ed alla fine si dissolse liberandolo. Il demone mollò Anuk e scaraventò via Maimee, poi minaccioso e furibondo si diresse verso Khandaalar. 
- Sono il tuo padrone!!! - urlò il Lord spaventato - … Ti ordino di ucciderli!!! - 
- Nessuno è mio padrone!!!! … - tuonò il demone facendo tremare l’intero palazzo - … E tu pagherai per la tua presunzione!!! - 
Lo afferrò per il collo, con le sue enormi mani violacee, e lo sollevò da terra 
- … Tu verrai con me … E sarai il mio schiavo per l’eternità!!! - 
Un vortice fortissimo spazzò l’intera stanza devastando tutto ciò che c’era. Anuk aggrappato al corpo del maestro riuscì, solo per miracolo, a non venir spazzato via con il resto della mobilia. Quando il turbine cessò del demone e di lord Khandaalar non vi era più traccia. Il giovane si guardò attorno sconvolto, il corpo del suo maestro giaceva a terra inerme, lo toccò con l’intenzione di rianimarlo, ma quando lo fece il corpo di Shongj fu avvolto da una misteriosa luce color indaco. Anuk si ritrasse spaventato e quando la luce scomparve al posto del maestro Shongj c’era il corpo di una bellissima fanciulla che non aveva mai visto. Maimee aprì gli occhi e i due giovani si fissarono in silenzio. Lei allungò una mano per stringere quella del giovane e si rese conto che non era più la mano forte e nervosa di Shongj, bensì la sua, bianca ed affusolata ed estremamente aggraziata. Si tirò su di scatto toccandosi incredula la faccia. 
- E tu chi sei? … - domandò Anuk, inesorabilmente attratto dalla sua bellezza - … Che fine ha fatto il maestro Shongj? - 
- Sono Maimee - rispose lei riconoscendo con gioia la sua voce flautata. 
Non dovettero dirsi altro. L’amore era divampato puro e potente e come un fuoco li avvolse bruciando tutto l’orrore e la malvagità che avevano imprigionato i feudi e tutti i loro abitanti per tanto tempo. 
Fu così che il coraggio e l’amore di Maimee sconfissero la crudeltà e la cattiveria di Lord Khandaalar. 
Il giorno dopo si celebrarono le nozze fra il nuovo Lord e la sua amata, così, invece di diventare la centesima moglie, la bella e coraggiosa Maimee, divenne la prima e unica moglie del saggio e buono Lord Anuk. Le terre dei feudi vennero liberate e felicità e prosperità durarono a lungo. 
La leggenda narra, infine, che durante la notte del “Dragone nero”, quando gli interi feudi festeggiano la ricorrenza della liberazione dal giogo del malvagio Khandaalar, si ode un lamento portato dal vento che fa ribollire i corsi d’acqua ed increspare i laghi. E’ il lamento di Lord Khandaalar per il suo supplizio eterno. Nessuno, però, lo ha mai udito, e così resta solo vento che serve a spazzare via il ricordo di giorni tristi e lontani. 

FINE


Commenti

  1. Mi sono ri-persa nella lettura, o meglio nella tua magia :D

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  2. idem per me...qnto è bello qsto racconto ♥

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  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  4. In effetti ance io sono schiavo della mia bellezza ahahahahhahahahahah XD (sono un cretino lo so)
    Non deludi mai Lollo! Sempre molto avvincenti ituoi racconti

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