Un omaggio ad un'amica



Per non dimenticare una grande cultura cancellata dalla nostra civiltà.
Un capitolo della storia americana quasi mai raccontato è quello delle popolazioni native del Nord America




Il fascino di uomini senza tempo, un viaggio nel mondo degli indiani d'america...sfortunate tribù annientate attraverso uno spietato genocidio...un piccolo omaggio a un grande popolo!

I nativi americani sono stati forse il popolo più saggio proprio grazie al loro contatto con la natura. Questo ha dato loro la saggezza e l’umiltà per scoprire le regole di giusto comportamento senza le quali non possiamo vivere una vita in armonia.


Sbagliando, li hanno chiamati Indiani e Pellirosse.
Loro si definiscono orgogliosamente e giustamente " I VERI AMERICANI ".
A chiamarli Indiani fu per primo Cristoforo Colombo che sbarcato il 12 ottobre 1492 su un'isola dei Caraibi, convinto di avere raggiunto le Indie, scrisse sul suo diario:"appena sbarcato sull'isola ho preso molti prigionieri indiani". A definirli Pellirosse fu invece Giovanni Caboto che incontrò i Beothue, che avevano la pelle tinta con ocra rossa per una cerimonia importante.
  

L’uomo indiano non aveva obblighi di lavoro o di tributi verso alcun suo simile: cacciava e lavorava per soddisfare i bisogni propri e del proprio clan, e una volta soddisfatti questi bisogni, dedicava il tempo alle arti e alle usanze tribali, vivevano riuniti in tribù in ambienti diversi: praterie, montagne, lungo i fiumi e i laghi: erano spesso nomadi e dediti alla caccia e alla pesca. Ebbero i primi contatti con gli Europei dopo che iniziarono le migrazioni di inglesi nel continente americano. A poco a poco il numero dei bianchi aumentò sempre più costringendoli a ritirarsi in zone sempre più ristrette, per i massacri che subivano ad opera degli invasori, fino ad essere confinati nelle riserve. Ma questo non impedì all'uomo bianco di continuare a sterminarli fino alla quasi estinzione. Possedevano una profonda conoscenza dei misteri della vita, dello scopo dell’esistenza del mondo naturale e delle forze della natura che li circondava.
Prima che gli Indiani fossero sopraffatti, gli Anziani rappresentanti delle principali tribù si riunirono e stabilirono che alcuni degli insegnamenti dovevano essere preservati e tramandati attraverso le generazioni, fino a quando avrebbero potuto essere di nuovo praticati apertamente.


I SEGNALI DI FUMO

Ogni tribù parlava la propria lingua che poteva essere compresa solo dai membri di quella tribù.
Come si poteva comunicare se non si conosceva la lingua di una tribù?
Comunicare era molto importante, per esempio quando si praticava il baratto o quando si conducevano trattative per la pace. 
Ecco dunque un fiorire di mezzi di comunicazione pratici, semplici e per nulla tecnologici. Il più famoso tra tutti è senz’altro il linguaggio dei segni. Era universalmente noto e tutti lo capivano.
Bastava un sapiente articolare mani, braccia e dita per far capire chiaramente a qualunque altro indiano alcuni concetti elementari e, talvolta, qualcosa di più.
Il linguaggio dei segni comprendeva quasi 400 gesti, uno differente dall’altro.
Questo quando per parlare si stava abbastanza vicini.
Come facevano gli indiani a scambiarsi informazioni a distanza?
In questi casi utilizzavano altri sistemi, tra cui i famosissimi segnali di fumo, visibili anche da molto lontano. Questo metodo è stato reso famoso dai film western e dai fumetti che ne hanno ampliato la reale portata. In realtà con il fumo era possibile trasmettere concetti elementari, come l’arrivo di amici o di nemici. Poco altro.

IL FUOCO PER GLI INDIANI

Per gli Indiani il “Nonno Fuoco” rappresentava la suprema delle forze naturali. Era una magia in grado di migliorare la vita dell’intera tribù, fornendo energia per cuocere, riscaldare, illuminare, segnalare e non ultimo, tenere lontane le bestie feroci. Il fuoco aveva dunque una importanza vitale per cui i Nativi Americani ne avevano un sacro rispetto, anche considerando le difficoltà per averlo, alimentarlo e conservarlo.
Sia in inverno sia in estate il fuoco non doveva mai spegnersi. Considerando inoltre che, nella prateria, le tribù erano nomadi, ben si capisce perchè il fuoco doveva essere pronto al termine del viaggio giornaliero e comunque prima che facesse notte. Per tale ragione il fuoco veniva anche trasportato durante gli spostamenti, che avvenivano stagionalmente o per la caccia. Perciò uno dei capi più anziani aveva il compito di trasportare, dentro un’urna di pietra, i carboni accesi a cui tutto il villaggio avrebbe poi attinto, appena giunti a destinazione.

Nelle tende indiane Tepee.....(era una tenda conica con struttura in pali di legno e ricoperta di pellami o cortecce uniti tra loro, aveva un’apertura in alto che serviva alla fuoriuscita del fumo) si teneva il fuoco sempre acceso. 
Tutti i fuochi, sia all’interno dei tepee e sia all’esterno, erano circoscritti dalle pietre in modo che non si propagassero intorno. I sassi stessi potevano essere impiegati per cucinare o scaldare ed asciugare indumenti.
Questa era la “casa” degli indiani delle pianure, quei nomadi che trascorrevano la propria vita migrando al seguito dell’animale da cui dipendeva la propria vita: il bisonte.

Il momento della caccia era un momento di grande gioia e di eccitazione. La caccia al bisonte era una festa grande, si usava praticamente tutto: la carne veniva mangiata in parte fresca e in massima parte disseccata con un lungo e paziente lavoro e conservata. Con le ossa si costruivano arnesi di ogni genere, dalle pelli pellicce per l’inverno e soprattutto le coperture delle tipiche tende indiane. Il bisonte quindi era animale sacro,era un dono del grande spirito che veniva cacciato ma il cui spirito era venerato. Veniva offerto e mangiato quasi con un rito religioso. Prima di iniziare la caccia i Capi scelgono i cacciatori più bravi e veloci a cui affidano il compito di attaccare per primi la mandria. Il loro bottino è destinato a tutti coloro che non sono in grado di provvedere a se stessi: i poveri della tribù, le vedove, le donne non maritate, i vecchi, gli omosessuali ed a tutte quelle persone che non partecipano alla caccia,  la caccia diventa un affare individuale.
Per tutte le popolazioni native del nord America, archi e frecce hanno rappresentato per secoli indispensabili strumenti per la caccia e la guerra. Per molte tribù indiane le frecce erano considerate sacri doni del Grande Spirito
Molti guaritori utilizzavano frecce nei riti di guarigione ed erano perciò tenuti in grande considerazione dalla loro gente, essendo appunto la freccia un legame diretto con il Grande Spirito.

Aldilà comunque dei poteri magici, le frecce erano armi di straordinaria efficacia e affidabilità. I guerrieri potevano lanciarle con precisione a quasi 100 metri di distanza e farlo con più velocità di quanta ne occorresse ad un soldato per caricare e sparare con fucile ad avancarica o a colpo singolo.

Il Tomahawk, una scure con la testa di pietra era uno strumento di offesa per eccellenza insieme ad arco e frecce al tempo dei primi scontri tra bianchi e indiani (e anche prima, nell’uso quotidiano delle varie tribù), è la scure da combattimento dei Nativi Americani. Il manico dei tomahawk era solitamente lungo meno di 60 centimetri e realizzato in legno di Carya. Le teste in pietra erano realizzate in pietra saponaria, ed alcuni esemplari utilizzati in rituali erano scolpiti, poteva colpire con discreta precisione da una buona distanza ed era silenzioso, oltre che tremendamente efficace. Naturalmente non poteva mancare un uso non offensivo, ad esempio per il taglio del legno o per la ripulitura dei lunghi pali per le tende degli indiani delle pianure.

 I simboli ci descrivono molte cose e molte antiche verità, siamo noi che sovente non siamo in grado di comprenderne il loro significato. Un significato storico, importante e che testimonia l’incontro degli Europei con i Nativi ben prima della inesatta “verità della scoperta dell’America”!

Per gli Indiani delle Grandi Pianure molti erano gli oggetti sacri, tra questi... disegni, canzoni, simboli cosmici, numeri, nonchè i singoli componenti delle “medicine personali”. La più sacra però tra tutte le cose, quella che rivestiva un significato di particolare importanza, era il cerchio sacro, manifestazione di tutte le forze cosmiche, come il samsara indiano od il tao cinese.

Per gli Indiani la parola medicina significava “Potere”, una forza energetica vitale a cui si poteva attingere in “Completezza ed Integrità”.
Medicina significava anche “Conoscenza”. Medicina è tutto ciò che può aiutare l’uomo a sentirsi maggiormente collegato e in armonia con la natura  e tutte le forme di vita. Tutto ciò che guarisce il corpo, la mente e lo spirito è Medicina.


LA RUOTA DI MEDICINA... A volte viene chiamata il Sacro Cerchio.
Essa e’ il simbolo dell’universo.
Questo circolo di potere, la Ruota  di medicina, svolgeva molte funzioni: era la mappa della mente e alla conoscenza del nostro scopo nella vita, e sempre uno strumento di lavoro per forgiare la nostra persona, per sintonizzarci con le energie della Terra e con le forze invisibile della Natura.

Normalmente questo cerchio era realizzato con delle piccole pietre o con dei ciottoli, racchiude in sè tutti i principi dell’universo e rappresenta con questi gli infiniti elementi che lo compongono. La ruota è suddivisa in quattro quadranti (a loro volta anch’essi suddivisi), ognuno dei quali vuole rappresentare i quattro principi basilari di cui l’universo si compone (rispettivamente, partendo dal sud, acqua, terra, aria e fuoco) nonchè gli spiriti, gli animali e i punti cardinali che a questi principi sono legati: il nord, a cui è associato il colore bianco e da cui “proviene il grande vento bianco che purifica”, è il luogo dove abita il gigante Waziah; al sud è associato il colore giallo e da esso giunge l’estate ed il potere che fa crescere, qui vive il Cigno Bianco che attende alla vita di tutti i popoli dell’universo; ad ovest, dove vivono gli esseri del tuono che mandano la pioggia e dove il sole tramonta vi è il colore nero: qui abita Wakinian-Tanka, il grande Uccello del Tuono dell’Ovest, “in una capanna in cima ad un monte al confine del mondo dove il sole tramonta”; ad est vi è invece il rosso, poichè qui vive la “Stella del Mattino” per dare la saggezza agli uomini ed il suo simbolo è l’aquila, Huntka, l’animale che tutto vede.
 Il centro del cerchio rappresenta l’albero sacro che unisce il cielo alla terra: è “l’albero del mondo, il cui tronco - che è anche la colonna del sole, il palo del sacrificio e l’axis mundi - ergendosi dall’altare all’omphalos della terra varca la porta del mondo e ramifica sopra il tetto del mondo; come il ramo inesistente (cioè che non si è manifestato) che i parenti lassù chiamano il Superno” 

In un'epoca di forte bisogno di spiritualità e di scoperta dei valori autentici l'insegnamento dei nativi americani diviene sempre più attuale. La Ruota di medicina degli Indiani d'America è un simbolo che racchiude in sé l'intera cultura di questo popolo e le sue tradizioni

Il giorno della nascita di ogni essere è contrassegnato da una data posizione di questa ruota: ognuno è quindi predisposto alla percezione del mondo secondo i doni ricevuti in quel momento in funzione dell’orientazione della ruota; l’individuo è difatti solo una piccola parte di un cosmo infinito ed il suo compito è la ricerca dell’equilibrio di tutto ciò che lo circonda, dell’armonia universale: è una piccola parte della ruota come la goccia lo è del mare. Proprio per il fatto di essere legato ad una posizione della ruota e con un particolare animale od oggetto, ogni indiano possiede un determinato potere ed una specifica posizione all’interno del suo popolo, della nazione e di tutto ciò che lo circonda: proprio a questo particolare potere da essi ricevuto ed allo spirito guardiano che gli è proprio, gli indiani devono il loro nome.

A uomini particolari, dotati di un grande potere, ottenuto dopo essere ritornati indietro dal mondo dei morti, è destinato lo svolgimento delle cerimonie sacre, la guarigione e la conoscenza delle tradizioni più sacre: sono questi i wìchasa wakan, gli sciamani, gli uomini di medicina: essi sono preposti a interpretare le visioni, a ricevere le indicazioni degli spiriti, a trattare le erbe e ad essere i guardiani del cerchio sacro della nazione. La ruota della medicina è quindi una immagine, il mezzo attraverso il quale si incanala il potere che lega tutte le cose che compongono l’intero universo e che rende sacro il tutto, che rende ogni cosa wakan.

I Totem servono da connettori fra diversi livelli di coscienza: umana, animale, vegetale, minerale. Esiste una rete che consente gli scambi di informazioni fra tutte le forme di vita. I totem svolgono il ruolo di sensori simbolici attingendo a quella rete. 

Gli Acchiappasogni, tradizionalmente appesi in casa per catturare i sogni durante la notte imprigionando quelli degli spiriti maligni e lasciando invece liberi di fluttuare quelli degli spiriti benigni.

Essi credevano in un “grande spirito” chiamato Manitou o anche “Wakan Tanka” e ogni cosa della vita doveva essere in armonia con il divino: bisognava quindi rispettare determinati principi che mettevano in armonia i mondi dell’uomo, della natura e degli spiriti.
L’indiano, come l’uomo medioevale occidentale, trovava dovunque delle corrispondenze misteriose, significative perchè nulla avviene per caso, ogni cosa ha il suo significato simbolico e mistico.

La Sacra Pipa ha sempre avuto un ruolo fondamentale nelle Storie della Creazione che descrivono e spiegano le origini di molte tribù. La pipa è parte integrante della cerimonia, è presente ogniqualvolta ci sia una decisione importante da prendere, dal fare la pace al dichiarare guerra, quando c’è da garantire una buona caccia o favorire un buon lavoro, nelle pratiche di guarigione. La Pipa simboleggia l’equilibrio perfetto, l’unione tra Cielo e Terra, maschile e femminile, mondo spirituale e mondo fisico
Essa è infatti formata da due parti: il cannello, ihupa, è l’Albero della Vita, ed è realizzato con legno d’acero, e il fornello, pahu, a forma di T o L, che rappresenta il mondo, la creazione. 

I popoli come quello Indiano non conoscevano la rima, ed i loro canti eran una sorta di recitazione accompagnati dalla danza e da suoni di strumenti musicali. 
Dai rituali magici e contemplativi nella pace delle estese praterie, sui monti, nel gelo invernale della regione dei laghi, ai canti di dolore e di rabbia che rievocano le campagne di sterminio operate dall'uomo bianco.

L’attaccamento degli Indiani alla Natura permetteva loro di essere permanentemente in contatto con lo spirito che permea tutte le creature: questo significava vivere in armonia con il Grande Spirito Wanka Tanka.

Gli Indiani sapeva fare uso di sensi di percezione “interiori” per sentire le “voci” della natura: i sensi interiori o sensi “psichici”, rappresentano il miglior uso dei sensi “ordinari”.

Per gli Indiani, le piume avevano un significato importante, perché le piume emettono impulsi di energia ad altissima frequenza; il cristallo di quarzo era considerato una sostanza sacra, sacro “ghiaccio pietrificato”. 

Gli Indiani consideravano la mano destra quella che “da”, la mano combattente e attaccante e la mano sinistra quella che riceve, la mano difensiva. Non a caso la tendenza maschile è quella di smontare e analizzare le cose, mentre quella femminile è quella di rimettere le cose insieme, di riordinare, unificare e armonizzare .

Il cranio è composto di otto ossa piatte: per gli Indiani questa struttura era molto importante perché indicava il “Sistema delle Ottave”, che è l’insegnamento vitale della Ruota di Medicina

L’ALBERO SACRO

Come la ruota anche l’albero ha un valore simbolico nella cultura amerindiana.   L’albero rappresenta il collegamento tra la terra e il cielo,i suoi rami sono una rappresentazione della croce inscritta nel cerchio:l’unione di spazio - tempo ed eternità. Per gli indiani l’albero sacro ha quattro significati principali:protezione, nutrimento, crescita e interezza.Protezione :l’albero sacro protegge dal sole,offre il legno per costruire le abitazioni e riscaldare l’uomo durante l’inverno.Esso e’ soprattutto luogo di protezione ,riparo e della contemplazione. Nutrimento: l’albero sacro da nutrizione con i suoi frutti.Il frutto dell’albero che nasce dal Centro della Terra indica la stretta relazione che c’è tra il mondo fisico e quello spirituale.  Crescita:L’albero sacro crescendo indica la crescita potenziale dell’uomo,che si realizza grazie alla propria relazione con tutte le cose.Interezza :l’albero sacro rappresenta anche la grande unità cosmica che c’e’ in tutte le cose.

Che fine hanno fatto oggi gli Indiani d’America? Dove e come vivono? 

Attualmente gli Indiani d'America sono circa un milione e mezzo, ma soltanto metà di loro conservano l'orgogliosa identità delle tribù d'origine e si definiscono appartenenti alla "nazione" indiana, di cui difendono tradizioni, credenze religiose, lingue e abitudini. Le guerre indiane sono finite da oltre un secolo, ma non è finita la dura lotta delle tribù per la riconquista dei loro diritti. 

La minaccia alla sopravvivenza fisica e culturale dei popoli nativi giunse sottoforma di malattie ignote, di stermini nel corso delle numerose guerre, di trattati politici che sancivano la sottomissione dei capi indiani e, infine, sottoforma di scuole.

Una soluzione che ponesse fine alle rivendicazione delle popolazioni native che venivano spinte sempre più verso Ovest e confinate in ghetti chiamati riserve indiane.

La riserva è l'unico sistema che permette di preservare la loro cultura, poiché sono l'ultimo rifugio che li lega spiritualmente alla terra.

Scuole per bambini e ragazzi nativi nelle quali essi avrebbero potuto imparare i civilizzati modi dell'uomo bianco, che includevano l'alfabetizzazione in lingua inglese e la religione cristiana. 

Tale civilizzazione  avveniva attraverso una serie di pratiche mirate allo sradicamento di tutto ciò che c'era di indigeno (Indian) all'interno e all'esterno degli allievi (man). Taglio di capelli, sostituzione dell'abito tradizionale con un'uniforme, cambio del nome proprio e imposizione di un nome cristiano, divieto di parlare la lingua nativa e di professare il proprio credo:
venivano tramutati in schiere di soldatini in uniforme che marciavano inconsapevoli verso l'estinzione. Istruiti a divenire buoni lavoratori i maschi e brave cameriere le femmine, essi si preparavano ad entrare nel mondo socio-economico bianco. Generazioni di donne e uomini che oggi lottano contro l'alcolismo, la violenza, un alto tasso di suicidi e la perdita totale di ogni forma di radicamento all'una e all'altra società. Dunque, non sono soltanto le guerre a causare lo sterminio dei popoli e l'estinzione di una cultura,

Oggi gli indiani non formano più una nazione, non sono più un popolo padrone della terra in cui vive, capace di esprimere una sua cultura e una sua civiltà. Infatti una parte di essi si è integrata completamente nella civiltà bianca, mentre un’altra parte vive in alcune centinaia di riserve sparse nel territorio statunitense e in quello canadese.



PILLOLE DI SAGGEZZA

Oh Grande Spirito, concedimi la serenità di accettare le cose che non possono cambiare, il coraggio di cambiare le cose che possono cambiare, e la Saggezza di capirne la differenza. 
(Preghiera Cherokee)

Voi mi guardate e voi non vedete in me che un brutto vecchio, ma interiormente, io sono colmo di una grande bellezza.
Sono seduto in cima a una montagna e guardo al futuro.
Vedo il mio popolo e il vostro popolo che vivono insieme.
In avvenire il mio popolo dimenticherà il modo di vivere dei suoi antenati, a meno che non l'apprenda dai libri dell'uomo bianco.
Quindi voi dovete scrivere ciò che vi dico e farne un libro affinché le generazioni a venire possano conoscere questa verità.
(da: "Il Grande Spirito parla al nostro cuore" Ed. Red)

La mia mano non è del colore della tua, 
ma se mi pungo uscirà sangue e sentirò dolore. 
Il sangue è dello stesso colore del tuo, 
Dio mi ha fatto e sono un uomo. 
(Orso in Piedi)


Rallenta il ritmo della mia vita, Signore.
Calma il battito del mio cuore acquietando la mia vita.
Rallenta il mio passo frettoloso con una visione delle eterne distese del tempo.
Dammi in mezzo alla confusione la calma stabilità della montagna millenaria.
Spezza la tensione dei miei muscoli con la serena musica del canto degli uccelli.
Aiutami a conoscere il magico potere del sonno.
Insegnami l’arte di prendermi brevi momenti di pausa,di rallentare il mio ritmo per osservare un fiore, accarezzare un animale, leggere un buon libro.
Ricordami ogni giorno la favola della lepre e della tartaruga perchè possa imparare che nelle corse non sempre vince chi va più veloce e che nella vita si può fare qualche cosa di meglio che aumentare la propria velocità.
Fà che io alzi lo sguardo alla grande quercia e sappia che essa è diventata grande e forte perchè è cresciuta lentamente e bene.
Rallenta il ritmo della mia vita, o Signore, e ispirami ad affondare le mie radici affinché io possa innalzarmi verso le stelle del mio più grande destino.
(Preghiera Sioux)

Il corpo muore. 
Il corpo è semplicemente ciò che l'anima
materialmente possiede.
E' il suo involucro. 
L'anima prosegue la sua vita.
(Preghiera Sioux)

POESIA INDIANA

Tieni stretto ciò che è buono,
anche se è un pugno di terra.
Tieni stretto ciò in cui credi,
anche se è un albero solitario.
Tieni stretto ciò che devi fare,
anche se è molto lontano da qui.
Tieni stretta la vita,
anche se è più facile lasciarsi andare.
Tieni stretta la mia mano,
anche quando mi sono allontanato da te. 



Gli Indiani avevano una saggezza di valore inestimabile di cui il genere umano, oggi al bivio tra una nuova era di illuminata consapevolezza o di distruzione del Pianeta, necessita così disperatamente.


QUESTO ARTICOLO HA SOLO LO SCOPO DI ESPRIMERE I MIEI SENTIMENTI, LE MIE EMOZIONI, VERSO UN POPOLO CHE AMO.

Dedicato a te Reby....nel ricordo dei primi giorni qndo ti incontrai nel mare di Stardoll. Ti voglio bene.





Commenti

  1. ho letto per la prima volta questo articolo dopo molti mesi dalla sua pubblicazione..ricordo così bene quando abbiamo deciso di far nascere questo blog per poi decidere di cederlo nelle mani esperte di una cara ragazza che lo avrebbe raccolto come un'eredità cara a tutte noi e portato avanti...Marina..la nostra amicizia e ancora più antica e queste righe, letti a più di un anno dalla loro uscita confermano che il tempo passa ma le amicizie restano...sempre..

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